
Il contesto in cui si sta muovendo oggi il mercato del vino non è semplice. Il settore vinicolo si trova a fronteggiare un importante calo dei consumi a livello interno e internazionale, dovuto principalmente a un’impennata dei prezzi.
“Questa impennata – spiega Pierpaolo Penco, Responsabile Area Wine Business della Scuola - è stata causata da vari fattori, ma principalmente dalla crescita dell’inflazione in molti paesi che sono grandi consumatori e dall’aumento dei costi di produzione, di distribuzione e delle materie prime. Non potendo scaricare questi maggiori oneri completamente sul mercato finale, molte aziende sono state costrette a ridurre le loro marginalità, come confermato questa settimana da un’inchiesta del Corriere Vinicolo sui bilanci delle cantine con un fatturato di almeno 1 mil/€”.
Le cantine italiane e di molti paesi esteri sono ancora piene a causa della diminuzione dei consumi, che ha inizialmente riguardato i vini rossi ma, più di recente, ha colpito anche i prodotti che hanno dominato il mercato nell’ultimo decennio, come gli spumanti.
Neppure dalla vendemmia 2023 arrivano buone notizie: “Il 2023 è stata un’annata poco felice in molte zone vinicole italiane: a causa di alcuni eventi meteo estremi e degli attacchi della peronospora, soprattutto nel Sud Italia, la produzione è in forte calo. In questa circostanza, avremo da una parte i produttori che vorranno alzare i prezzi a causa della scarsità del prodotto e dall’altro i consumatori che, al contrario, chiedono una diminuzione dei prezzi dopo anni di costante rialzo. Una situazione da cui pare difficile uscire.”
Nonostante alcuni timidi segnali di ripresa su alcuni mercati (ad esempio quello USA) soprattutto in ambito Horeca, il Vino è un settore che sta vivendo un momento che pone sfide impegnative sia per gli imprenditori e i manager di aziende strutturate, sia per i vignaioli delle imprese familiari, che costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo nazionale.
“Che si tratti di affrontare una congiuntura, quale la ripresa dell’inflazione, oppure un trend di lungo periodo, quale il calo dei consumi in alcuni segmenti della popolazione, gestire un’azienda vinicola, o parte di essa, è oggi sicuramente più impegnativo e richiede a imprenditori, manager e a tutti gli operatori una forte professionalità. La capacità di visione strategica si apprende non solo con la pratica, ma anche attraverso una formazione capace di sviluppare in modo mirato tutti i temi gestionali di un settore così dinamico, a iniziare dal marketing e dall’export del vino”.
In un contesto così sfidante è iniziata l’undicesima edizione del programma in Wine Business Management, lo storico progetto di MIB Trieste School of Management, disegnato per offrire strumenti manageriali avanzati a chi gestisce un’azienda vinicola o opera nella filiera.
Il programma è stata aperta da Giulio Somma, direttore del Corriere Vinicolo, e da Massimo Romani, CEO di Argea, il secondo gruppo vinicolo italiano, costituito su iniziativa di un fondo di private equity, caso unico nel panorama europeo.
In aula 23 partecipanti, da diverse regioni italiane e dalla vicina Slovenia, con una solidissima seniority professionale, un’esperienza media di oltre 15 anni e un background molto diversificato nel settore.
“Questa impennata – spiega Pierpaolo Penco, Responsabile Area Wine Business della Scuola - è stata causata da vari fattori, ma principalmente dalla crescita dell’inflazione in molti paesi che sono grandi consumatori e dall’aumento dei costi di produzione, di distribuzione e delle materie prime. Non potendo scaricare questi maggiori oneri completamente sul mercato finale, molte aziende sono state costrette a ridurre le loro marginalità, come confermato questa settimana da un’inchiesta del Corriere Vinicolo sui bilanci delle cantine con un fatturato di almeno 1 mil/€”.
Le cantine italiane e di molti paesi esteri sono ancora piene a causa della diminuzione dei consumi, che ha inizialmente riguardato i vini rossi ma, più di recente, ha colpito anche i prodotti che hanno dominato il mercato nell’ultimo decennio, come gli spumanti.
Neppure dalla vendemmia 2023 arrivano buone notizie: “Il 2023 è stata un’annata poco felice in molte zone vinicole italiane: a causa di alcuni eventi meteo estremi e degli attacchi della peronospora, soprattutto nel Sud Italia, la produzione è in forte calo. In questa circostanza, avremo da una parte i produttori che vorranno alzare i prezzi a causa della scarsità del prodotto e dall’altro i consumatori che, al contrario, chiedono una diminuzione dei prezzi dopo anni di costante rialzo. Una situazione da cui pare difficile uscire.”
Nonostante alcuni timidi segnali di ripresa su alcuni mercati (ad esempio quello USA) soprattutto in ambito Horeca, il Vino è un settore che sta vivendo un momento che pone sfide impegnative sia per gli imprenditori e i manager di aziende strutturate, sia per i vignaioli delle imprese familiari, che costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo nazionale.
“Che si tratti di affrontare una congiuntura, quale la ripresa dell’inflazione, oppure un trend di lungo periodo, quale il calo dei consumi in alcuni segmenti della popolazione, gestire un’azienda vinicola, o parte di essa, è oggi sicuramente più impegnativo e richiede a imprenditori, manager e a tutti gli operatori una forte professionalità. La capacità di visione strategica si apprende non solo con la pratica, ma anche attraverso una formazione capace di sviluppare in modo mirato tutti i temi gestionali di un settore così dinamico, a iniziare dal marketing e dall’export del vino”.
In un contesto così sfidante è iniziata l’undicesima edizione del programma in Wine Business Management, lo storico progetto di MIB Trieste School of Management, disegnato per offrire strumenti manageriali avanzati a chi gestisce un’azienda vinicola o opera nella filiera.
Il programma è stata aperta da Giulio Somma, direttore del Corriere Vinicolo, e da Massimo Romani, CEO di Argea, il secondo gruppo vinicolo italiano, costituito su iniziativa di un fondo di private equity, caso unico nel panorama europeo.
In aula 23 partecipanti, da diverse regioni italiane e dalla vicina Slovenia, con una solidissima seniority professionale, un’esperienza media di oltre 15 anni e un background molto diversificato nel settore.